Onorevoli Colleghi! - La storia delle civiltà umane, passate e presenti, evidenzia che il costante e continuo progresso che consegue l'umanità in termini di crescita culturale, economica e sociale non può slegarsi dallo svolgimento delle attività agricole.
      L'agricoltura è la base edificatoria su cui da sempre l'uomo fonda le possibilità di poter migliorare il proprio livello di qualità della vita.
      In origine l'esercizio agricolo è stato il presupposto costitutivo che ha consentito all'uomo di passare da uno stato di nomadismo a quello sedentario. L'esistenza di questo nuovo stato del vivere ha poi permesso che nel tempo assumesse via via maggiore consistenza il consorzio umano, evolutosi a sua volta da piccoli nuclei familiari (tribù) a grandi sistemi sociali (civiltà).
      All'interno di ogni sistema sociale anche l'agricoltura ha a sua volta subìto propri e significativi mutamenti funzionali. Le attività agricole hanno avuto il compito di soddisfare le esigenze e i bisogni di specifici indirizzi sociali cui l'uomo ha fatto riferimento.
      Nel sistema europeo, in particolare, il settore agricolo, una volta che è stato definito come ambito autonomo all'interno di un ambiente formato da molteplici settori (agricoltura o settore primario, industria o settore intermedio, e servizi) ha svolto nel corso dei decenni importanti compiti civili. Appena dopo gli ultimi e più pesanti conflitti bellici ha provveduto a fornire alimenti e riserve alimentari alle

 

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popolazioni che versavano in stato di precarietà sanitaria e di povertà economica. Intorno agli anni Novanta ha assunto anche il ruolo delicatissimo di agente ambientale e di presidio delle risorse naturali, culturali e del patrimonio agroalimentare di qualità. Oggi si accinge a fornire alle popolazioni contemporanee prodotti per fini non alimentari, bensì da utilizzare per fini energetici.
      È innegabile che gli eventi politici, culturali ed economici che stanno caratterizzando la fase attuale delle civiltà mondiali, spesso definita «della globalizzazione», hanno mostrato ai governanti degli Stati maggiormente sviluppati che la nuova frontiera che bisogna raggiungere è quella della diversificazione delle fonti energetiche e del contestuale, graduale passaggio dalle fonti fossili a quelle rinnovabili, segnatamente quelle agroenergetiche.
      Il dibattito sulle produzioni agroenergetiche è solo agli inizi, ma l'interesse e le attese che sta generando già testimoniano quanto siano strategiche e indispensabili sia per il mantenimento degli attuali stati di ricchezza e di benessere delle popolazioni economicamente sviluppate, sia per la crescita e lo sviluppo di quelle economicamente povere o meno ricche.
      Bisogna tuttavia essere prudenti e cauti: saggezza e responsabilità consigliano di non creare eccessive aspettative sulla nuova funzione energetica che si vorrebbe affidare all'agricoltura, ne di immaginare che la produzione agroenergetica sia sufficiente o commisurata al soddisfacimento dei ritmi di consumo di energia che l'uomo si propone. Anche il potenziale agricolo è definito e scarso, e di conseguenza si dovrebbe sempre effettuare un'analisi di fattibilità di ogni nuovo approccio che promuove un differente utilizzo delle produzioni agricole, prima di decidere che l'esercizio agricolo interrompa gli scopi vigenti e si orienti ad altri.
      Per il momento, non sembra che gli investitori abbiamo capito quale sia il vero potenziale del concetto di agroenergia o energia rinnovabile. Gran parte delle notizie che sono riportate sulle varie riviste economiche e finanziarie sembrano considerare l'energia rinnovabile come un'astrazione per idealisti; del resto a questo ha contribuito una certa ideologia che ha accostato al concetto di energia rinnovabile la fattispecie di grandezza «soft» o morbida, in contrasto con l'energia prodotta dai combustibili fossili che in qualche modo sarebbe «hard» o dura. In tal senso, però, ci dovremmo interrogare su come l'utente possa sapere se l'energia elettrica che usa per il televisore o per la lavatrice sia da considerarsi «dura» o «morbida».
      In contesti di rilevanza economica l'energia rinnovabile è stata posizionata al livello di prodotto sul quale investire, ma in tale ottica il suo ruolo viene gravemente sminuito ed emarginato. Su questo punto, il concetto di agroenergia può essere estremamente utile per riposizionare il concetto nel quadro di un'attività economica, l'agricoltura, che è nota per essere solida, affidabile e efficace a lungo termine. Abbondanti risorse finanziarie potrebbero essere messe a disposizione per questo concetto, una volta che diventasse noto e accettato da tutti. I risvolti sarebbero i benefìci che ne trarrebbe il sistema di vita che ci riguarda, a iniziare da un migliore e più equilibrato utilizzo delle risorse rurali, passando per l'innalzamento del reddito degli agricoltori, per il rafforzamento della protezione dell'ambiente e del clima in virtù dell'impatto ridotto al minimo che hanno tali cicli energetici, fino ad arrivare a un più efficace e stabile assortimento di fonti energetiche cui attingere, con positivi effetti sul bilancio dei consumatori e sulla stabilità dei sistemi economici.
      Sulla base di queste considerazioni di carattere generale, e se del caso astratte, è ad ogni modo possibile incentrare la costruzione di un progetto normativo volto a creare i presupposti, le opportunità e gli obiettivi del nuovo istituto giuridico dell'agroenergia. In tale contesto, esso si va ad aggiungere, senza sostituirne alcuno, ai campi di competenza già noti del settore agricolo.
 

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      La presente proposta di legge, con il capo I, mira a definire in maniera esplicita e giuridicamente efficace il sistema delle produzioni agroenergetiche, in modo che l'esercizio delle attività agroenergetiche sia configurabile come attività di ambito agricolo e pertanto atta a ricevere le agevolazioni e le facilitazioni sistemiche che a tale settore sono riservate. Essa definisce il termine di prodotto agroenergetico, istituisce le attività agroenergetiche, qualificandole ai sensi delle attività connesse di cui all'articolo 2135 del codice civile, introduce in seno alle organizzazioni di produttori e alle relative forme associate la figura di quella agroenergetica, al fine di concorrere al raggiungimento degli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto, incentiva la produzione e l'utilizzo delle fonti agroenergetiche ottenute sul territorio nazionale attraverso il riconoscimento dei distretti agroenergetici, l'erogazione dei benefìci previsti dalla partecipazione ai contratti-quadro e di filiera agroenergetici di cui all'articolo 2-quater del decreto-legge n. 2 del 2006, nonché il riconoscimento dei certificati verdi ai produttori agricoli che esercitano anche l'attività agroenergetica, e, infine, concede contributi alle aziende che investono al fine di incrementare le produzioni agroenergetiche e di realizzare gli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili agricole.
      Infine, la presente proposta di legge, con il Capo II, ha altresì lo scopo di favorire la riorganizzazione delle associazioni di produttori appartenenti a organizzazioni comuni di mercato (OCM) che sono state o stanno per essere modificate a livello comunitario. Si tratta in particolare di consentire alle associazioni e consorzi di produttori dei settori bieticolo-saccarifero e prossimamente a quelle ortofrutticole e vitivinicole di configurarsi come Unioni nazionali di organizzazioni di produttori, così come previsto dal decreto legislativo n. 102 del 2005.
      Per gli stessi scopi detta alcune modifiche alla normativa vigente nel settore delle assicurazioni e dei servizi informativi in agricoltura al fine di conseguire un efficace snellimento delle procedure amministrative.
 

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